I Cordofoni

Sono gli strumenti che producono il suono attraverso la vibrazione di corde. Per corda di uno strumento s’intende un filo teso, fatto di materiali vari quali fibre vegetali, crini, seta. nylon, metallo, nervi e intestini di animali (minugia).

L’altezza del suono di una corda dipende non solo dal materiale di cui è fatta, ma anche dal suo spessore, dalla sua lunghezza e dalla sua tensione. Il suo suono infatti è tanto più grave quanto più è spessa, quanto è più lunga e quanto meno viene tesa, viceversa è tanto più acuto quando essa è più corta.

Le corde producono il suono principalmente in tre modi:

Possono venire pizzicate dalle dita o da un plettro, una piccola lamina di avorio, di plastica, di guscio di tartaruga o di metallo;

Possono essere percosse da un martelletto;

Possono venire strofinate da un archetto che le sollecita continuamente. L’archetto, così chiamato perché una volta aveva la forma di un vero e proprio arco da caccia, è una bacchetta di legno duro, ma elastico sotto la quale è teso un fascio di crini di cavallo (in genere il loro numero varia dai 110 ai 220, a seconda del tipo di strumento). Ad una estremità, detta tallone, è posto un blocchetto di legno che funge da impugnatura per l’esecutore. Un’apposita vite serve a tendere in modo adeguato i crini. Gli strumenti con l’archetto sono comunemente detti “archi”.

In genere l’archetto viene fatto scorrere avanti e indietro sulle corde, ma esistono tantissime maniere di manovrarlo, così da ottenere particolari effetti: l’archetto può venire fatto “saltellare” ripetutamente sulle corde o può venire “gettato” sulle stesse in modo da rimbalzare per inerzia almeno due o tre volte; se poi viene usato in modo leggerissimo, si ottengono suoni assai esili ed acuti, i cosiddetti “suoni armonici”. Un effetto opposto, vale a dire una sonorità assai sorda e secca, si ottiene quando le corde vengono strofinate dal dorso dell’archetto, cioè dalla sua parte di legno (“col legno” è appunto l’indicazione che, in questi casi si trova sulla spartito). Per ottenere poi un suono più ovattato si usa la sordina, una specie di piccolo pettine che viene interposto fra le corde nei pressi del ponticello. Se il dito che tiene la corda non è tenuto fermo, ma viene fatto scivolare in su o in giù, si ottiene il caratteristico effetto del glissando.

C’è poi da osservare che le corde possono anche vibrare per simpatia: una corda che sia intonata ad una certa altezza e che si trovi posta vicino a un’altra accordata a un’altezza simile (cioè all’unisono, all’ottava o alla quinta) si pone spontaneamente a vibrare quando viene sollecitata dalle vibrazioni dell’altra.


La costruzione e il restauro sono affidati ai liutai, abilissimi artigiani che conoscono quale tipo di legno, quale tipo di vernice, quale tipo di corde sono necessari per la resa migliore di ogni strumento. Molto famose nel mondo sono le famiglie di liutai cremonesi vissute nel corso del Seicento e del Settecento: Stradivari, Amati, Guarnieri del Gesù; esse infatti ci hanno lasciati strumenti finora insuperati nella resa sonora. Ancora oggi la “scuola di Cremona” è molto apprezzata, al punto da accogliere allievi da tutto il mondo. Gli archi più importanti sono il Violino, la Viola, il Violoncello e il Contrabbasso: essi hanno formato la base dell’orchestra moderna e rappresentato tuttora la sezione più numerosa dell’orchestra stessa.

Buona Musica!

Tipi di strumenti nelle civiltà antiche.

Sono soprattutto gli Arabi ad avere trasmesso alla nostra civiltà gli strumenti più significativi: ad esempio lo ‘Ud (=legno), che ha dato origine al nostro liuto, la Ribeca (lo strumento ad arco usato dai Trovatori) e la Chitarra.

Un tipo di quest’ultima avrebbe appunto preso il nome di “Guitarra morisca” proprio perché importata dai “Mori”, cioè dall’Islam. Anche altre civiltà avrebbero contribuito a fornire esempi di strumenti che, pur con qualche trasformazione, sarebbero stati usati nella nostra civiltà:

La civiltà egizia ad esempio già utilizzava vari tipi di arpa e di trombe (ricordiamo al proposito il caso di Giuseppe Verdi, che per la sua opera lirica Aida, ambientata nell’Egitto antico, fece appositamente costruire particolari trombe simili a quella antiche egizie).

Anche il nostro organo poi era già diffuso presso quella civiltà; infatti sarebbe stato “inventato” da un certo Ctesibio, vissuto ad Alessandria d’Egitto nel III sec. a. C., si trattava di un organo idraulico, che funzionava grazie a pompe azionate dall’acqua; di tale strumento, presto diffusosi anche nella civiltà romana, sono giunti fino a noi alcuni resti, conservati nella colonia di Acquincum (l’odierna Budapest) ed a Pompei;

La civiltà greca usò strumenti a pizzico come la Lira la Khitara e la Forminx, e strumenti a fiato come l’Aulos, una specie di flauto diritto, talvolta anche doppio (diaulos);

La civiltà ebraica dal canto suo usò strumenti a pizzico come il Kinnor ed il Nebel, abbastanza simili alla nostra cetra;

Quella romana utilizzava prevalentemente strumenti a fiato di bronzo e di impiego militare come il Cornus, la Tuba e il Lituus o altri come la Tibia, affine all’Aulos greco.

Buona Musica!