I brani musicali dell’antica Grecia sono giunti sino a noi a frammenti e anche per questo ci risultano sovente difficili da capire e da apprezzare.

Vi presento l’unico, breve pezzo che invece ci è pervenuto in modo completo: si tratta dell’Epitaffio di Sìcilo. Epitaffio è l’iscrizione che si pone sulle lapidi della tombe, Sìcilo è il nome di colui che l’iscrizione stessa vuole ricordare. Questa breve composizione, trovata durante alcuni lavori per la costruzione di una ferrovia nei pressi di Aydın, inizialmente rimase in possesso del proprietario della ditta di costruzione, Edward Purser; soltanto dopo, nel 1883, fu trovata da Sir Ramsay a Tralleis, una piccola città vicino ad Aydın. Intorno al 1893, l’epitaffio riportava molti danni: la parte inferiore era rotta; la base era stata tagliata da Purser, affinché stesse in piedi come piedistallo per un vaso di fiori della signora Purser: l’epitaffio ora stava perfettamente in piedi, ma il taglio alla base causò la perdita di una linea di testo. La stele passò poi al genero di Purser, Young, che la tenne a Buca, vicino Smirne; qui rimase fino al 1922, quando il console olandese di Smirne portò con sé l’epitaffio a l’Aia. Dal 1966 è conservato al Museo nazionale danese, a Copenaghen
Ecco la melodia; si tratta di una “trascrizione”, in quanto a quei tempi per indicare le note non si usavano né il pentagramma, né la chiave di violino, né le battute; tale melodia vi apparirà sicuramente strana e ben diversa dalle nostre, proprio perché appartiene a una civiltà lontana nel tempo ed ormai scomparsa.
Di seguito, ecco il testo, risalente al I° o al II° secolo dopo la nascita di Gesù Cristo dell’epitaffio in greco, la traslitterazione e la traduzione italiana:
L’epitaffio si può suddividere in tre parti: l’epigramma, un distico elegiaco, la melodia, con un carme di quattro versi disteso su sei righe e la dedica.
Epigramma

« ΕΙΚΩΝ Η ΛΙΘΟΣ
ΕΙΜΙ · ΤΙΘΗΣΙ ΜΕ
ΣΕΙΚΙΛΟΣ ΕΝΘΑ
ΜΝΗΜΗΣ ΑΘΑΝΑΤΟΥ
ΣΗΜΑ ΠΟΛΥΧΡΟΝΙΟΝ »
Testo dell’epitaffio traslitterato in caratteri latini:
« Eikṑn hē líthos eimí; títhēsí me Seíkilos éntha mnḗmēs athanátou sêma polychrónion »
Tradotto in italiano:
« Un’immagine, [io,] la pietra, sono; mi pone qui Sicilo, segno durevole di un ricordo immortale »
Melodia
In questa ricostruzione della stele funeraria si possono notare, tra le righe del testo, delle indicazioni per la durata:
- Il punto • , chiamato anche stigme, indica il tempo forte
- Le parentesi orizzontali ⏝ collegano gruppi di note
- Il trattino ― , chiamato anche diseme, raddoppia la durata della nota
- I due trattini perpendicolari ⏗ , anche detti triseme, triplicano la durata della nota
Nella melodia è stata utilizzata la scala ionica: un particolare tipo di scala in cui ogni lettera greca ha un valore differente il che, tradotto in notazione moderna, dà questo risultato:

Di seguito, il testo dell’epitaffio in greco:
« Ὅσον ζῇς φαίνου·
μηδὲν ὅλως σὺ λυποῦ·
πρὸς ὀλίγον ἐστὶ τὸ ζῆν.
τὸ τέλος ὁ χρόνος ἀπαιτεῖ. »
La traslitterazione:
« Hóson zêis, phaínou: mēdèn hólōs sỳ lypoû; pròs olígon estí tò zên tò télos ho chrónos apaiteî. »
La traduzione italiana:
« Finché vivi, mostrati al mondo, non affliggerti per nulla: la vita dura poco. Il tempo esige il suo tributo. »
Buona Musica!